Quanto tempo aveva a disposizione? Dove poteva mettere la mani? Non era possibile commettere errori, ma al contempo non sapeva da dove cominciare.
<Questo file Excel è troppo impestato> borbottò Greta fissando lo schermo davanti a sé con palese sconcerto.
<Non può essere vero> commentò la collega, con voce stizzita, <L’ha creato il capo in persona…e lui con Excel ci sa fare!>.
<Oh, lo so> rispose Greta. <Sono io che non ci so fare> aggiunse in un sussurro rivolto più a se stessa che alla collega. Afferrò il pupazzo di gomma a forma di bruco che teneva di fianco al computer e prese a rigirarselo nervosamente tra le mani.
<Quel pupazzetto non ti darà la soluzione> intervenne la collega dopo qualche minuto, visibilmente scocciata.
Greta sospirò e rimise a posto il bruco di gomma. Nel farlo notò che tra la pila di fogli sulla scrivania c’era un vecchio disegno fatto in un momento libero e di cui andava particolarmente orgogliosa. Si era sempre ripromessa di portarlo a casa, ma puntualmente se ne era dimenticata. “Non questa volta!” pensò e tirò con decisione l’angolo del foglio di carta. Quel gesto sgraziato fece volare in giro buona parte dei fogli, provocando lo scatto d’impazienza della collega.
<Santo cielo, Greta, possibile che combini sempre guai?>.
<Non è un guaio, si sistema> tentò di difendersi lei, già indaffarata a raccogliere i fogli da terra. Gattonò fino ai piedi della collega, che indossava un paio di eleganti decolleté in camoscio nero. Greta non poté fare a meno di osservare che la punta della scarpa destra presentava una macchia bianca nemmeno tanto piccola. Sorrise felice, quasi fosse una vittoria personale: la sua collega era sempre impeccabile e spesso non aveva mancato di rimproverarla per non dare abbastanza importanza al suo abbigliamento. Desiderosa di immortalare quella piccola e inaspettata imperfezione per condividerla con una loro ex collega stagista, tirò fuori il telefono dalla tasca, aprì la fotocamera, mise a fuoco la macchia e…
<Greta, che diavolo stai combinando là sotto?> tuonò d’un tratto la voce del capo.
Lei per lo spavento mollò la presa dal cellulare e drizzò la testa, facendola sbattere violentemente contro la scrivania.
<Ahi> mormorò prendendosi il capo tra le mani e socchiudendo gli occhi.
<Cosa diamine stavi facendo?> insisté lui, avvicinandosi.
Greta uscì a carponi da sotto la scrivania, sempre tastandosi la testa. Quando si rimise in piedi vide che il suo telefono era già tra le mani del suo aguzzino.
<Ho sbattuto la testa> rispose.
<Sì, ho visto> replicò lui, impaziente, poi, come ripensandoci, aggiunse: <Ti sei fatta male?>.
<Abbastanza. Dovrei andare in infermeria, credo>.
<Ci andrai non appena mi dirai perché eri sotto la scrivania della tua collega tentando di fotografarle i piedi!> sbottò lui.
<Cosa?!> esclamò la collega, spalancando la bocca dallo stupore.
Greta scelse l’unica via di fuga possibile, benché la più umiliante per lei.
<Stavo raccogliendo dei fogli che mi erano caduti, mi sono avvicinata alle sue scarpe e… me ne sono innamorata! Ma mi vergognavo troppo a chiederle dove le avesse prese, perciò volevo fotografarle e mostrarle a un’amica che di moda ne capisce…>.
<Tu ti vergognavi a chiederle…?> fece il capo, alzando un sopracciglio, affatto convinto.
<Suvvia, non è la fine del mondo!> intervenne la collega, improvvisamente allegra. Era visibilmente compiaciuta e non faceva nulla per nasconderlo. <Ti accompagno io in infermeria, così ti dico dove le ho comprate e tutto il resto!>. Balzò in piedi e la raggiunse. Greta si sentì morire: poteva andare peggio?
<Un secondo> fece il capo. <Greta, hai sistemato il file Excel che ti ho inviato per mail?>.
<Ecco io… Non proprio. Voglio dire, mi sembrava già a posto così com’era> rispose lei facendo spallucce.
Lui emise un enorme sospiro.
<E perché, di grazia, dovrei mandarti da sistemare un file che non è da sistemare?>.
<Trabocchetto?> tentò lei.
<Vai pure in infermeria, poi parliamo> la congedò, passandosi stancamente una mano sul viso. <Ah, quanto vorrei credere che la colpa è della botta in testa…> aggiunse, amareggiato, una volta rimasto solo.
Non so cosa leggi ma sicuramente sai scrivere,da quel poco che ho letto mi sembra di capire che ti diverti a prenderti e a prendere in giro,con garbata ironia e quel pizzico di follia geniale che ti assale quando cominci a scrivere senza neanche più pensare tanto viene tutto da se,naturale…
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Ti ringrazio molto… In effetti è proprio così, mi siedo e inizio a scrivere senza aver nemmeno in testa la storia… non so come tu abbia fatto a intuirlo, sicuramente sei una persona acuta e attenta. Grazie per aver letto il racconto e per aver speso del tempo a commentarlo 🙂
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Diciamo che anch’io sono così e mi sono ritrovato nel tuo modo di scrivere…to be continued?
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Ah ecco 🙂 Comunque sì, prevedo altre puntate 😀
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Che bello! Greta è tornata. 😄 Ti prego facci sapere subito come va a finire con il capo e i fogli excel. E le scarpe della collega 😄
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Ciao Toni! Sì Greta è tornata e seguiranno altre puntate, puoi starne certo 😊 Nel frattempo ti ringrazio per il supporto ☺️
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Apriremo il Greta fan club 😄👍
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Sarebbe fortissimo! 🤩
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Volevo solo avvisarti che tempo fa ho pubblicato un altro racconto sulla pazza di Greta! 🙂
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Uh! Grazie per avermi avvisato, questi giorni sono meno presente. 😊
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Ciao,sono la “vecchia lucygart84 di wordpress. E’ bellissimo il raccconto,un secondo libro in arrivo? Sono andata avanti nella lettura de Gli Occhi Del Disinganno,purtroppo non ho molto tempo. Ti lascio il nuovo indirizzo del blog: http://www.linglesenelsangue.blogspot.com
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Grazie Lucy! Per ora ho in cantiere un paio di romanzi e questi brevi racconti 😊 Grazie per avermi segnalato l’indirizzo del tuo nuovo blog
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