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<Ripetimi perché siamo venute qui> sussurrò Greta alla collega.
<Perché ti sei vantata davanti al capo di essere un asso a tennis> ribatté lei, visibilmente scocciata, <e lui l’ha proposto come uscita per il team building>.
<Non pensavo fosse così difficile, quando ero piccola…> cominciò Greta.
<Per l’ennesima volta, i racchettoni sulla spiaggia non contano!> urlò l’altra, fermandosi per fronteggiarla.
<Scusami, ti giuro che non volevo tutto questo> bisbigliò Greta mentre il capo e l’assistente bionda si avvicinavano.
<Allora, Mara, riprendiamo?> chiese il capo.
Lei si passò una mano sulla fronte sudata.
<Io non penso di poter continuare>.
<Ma come? Abbiamo praticamente appena cominciato!> esclamò lui, guardandosi intorno alla ricerca di approvazione.
<Le signorine qui presenti non sono poi tanto brave come dicevano> fece l’assistente bionda, ridacchiando.
<Io non ho mai detto di essere brava> precisò Mara, lanciando a Greta un’occhiata torva.
Lei fece finta di nulla e sorrise agli altri due.
<Visto che Mara è stanca potremmo fare una pausa e andare al bar a bere qualcosa, no?>.
Le parve di sentire un insulto uscire dalla bocca della collega, ma probabilmente se lo immaginò.
<Va bene, anche bere qualcosa insieme mi sembra un buon metodo per socializzare> approvò il capo.
<Ma abbiamo davvero appena cominciato!> protestò l’assistente bionda, <Dobbiamo proprio fermarci?>. Arricciò le labbra piene rivolgendo al capo uno sguardo imbronciato.
<Lasciamo decidere Greta, dopotutto siamo qui per lei> replicò lui.
Greta evitò lo sguardo di tutti i presenti e finse un colpo di tosse per prendere tempo. Poi accadde qualcosa di inaspettato: l’intervento di Mara.
<Per me va bene continuare, finiamo il set> disse risoluta e tornò in postazione.
Greta alzò gli occhi appena in tempo per vedere l’assistente bionda fare l’occhiolino al capo, stranamente imbarazzato. Poi anche loro ripresero i posti.
<Tocca a te battere, Greta> disse il capo.
Lei trattenne un’imprecazione. Avrebbe dovuto battere sull’assistente, che si agitava sul posto dondolandosi da un piede all’altro. Recuperò una pallina e la fece rimbalzare un paio di volte, ostentando una sicurezza che in realtà non aveva. Poi inclinò la racchetta all’indietro, lanciò la pallina poco più in alto della sua testa e, in qualche modo, la colpì.
L’assistente rispose alla battuta senza troppa fatica, rilanciando su Mara, che a sua volta colpì la pallina in direzione del capo. Lui reclinò la racchetta come se volesse assestare un colpo forte, invece toccò la pallina delicatamente. Poi, tutto accadde molto velocemente: resasi conto troppo tardi della finta, Greta scattò in avanti e, presa dal momento, anziché limitarsi ad allungare il braccio, scaraventò la racchetta in direzione della pallina, inciampando a terra subito dopo.
Greta si fissò per un attimo il ginocchio sbucciato, poi alzò il viso e vide che si erano riuniti intorno a lei: l’assistente la guardava con occhi fiammeggianti, Mara con compassione e il capo sembrava… trattenere un sorriso.
<Hai sempre un modo tutto tuo per risolvere le situazioni, vero?> le domandò.
<Sei impazzita? Avresti potuto far del male a qualcuno!> l’aggredì l’assistente.
<Penso sia davvero il caso di fermarci un attimo> intervenne Mara, senza preoccuparsi di nascondere il sollievo.
<Per me possiamo anche smettere direttamente!> esclamò l’assistente, indispettita, scuotendo la chioma bionda.
<Come fai a giocare coi capelli sciolti?> domandò Greta di punto in bianco.
Lei arrossì visibilmente.
<Non sono io quella che dev’essere sotto accusa!>.
<Non capisco perché te la prendi tanto> borbottò Greta, alzandosi, <al massimo avrei colpito il capo, mica te>.
<L’hai sentita?!> squittì l’assistente, incredula, mentre Mara esclamava: <Ma Greta!>.
Lei, capendo di essere in errore, si voltò verso di lui.
<Mi scusi, non volevo offenderla!>.
<Ormai ci ho fatto l’abitudine, al tuo essere senza filtri> replicò lui, con un’alzata di spalle. <Anzi, sai cosa ti dico? Sei proprio un tipetto divertente, ci mancherai in azienda>.
Greta per la prima volta non seppe come ribattere. Si limitò a sorridere, un po’ imbarazzata. Poi incrociò lo sguardo furente dell’assistente bionda e quello scocciato di Mara, ma ne fu divertita.

Forse, dopotutto, anche lei avrebbe sentito la loro mancanza.